Da "Stampa Sera" del 18 agosto 1988

 

"M come mondiale; U come unica; R come ricca, rara, ricaricante, A come affascinante; T come travolgente; T come sopra, I come inimitabile; A come Ambassador .. ": negli Anni Sessanta questo slogan era nelle orecchie dei moltissimi (soprattutto giovani) che ascoltavano l'emittente solare per eccellenza, Radio Monte Carlo.

Era la sigla del programma "Fumorama" in onda il sabato pomeriggio: conduttore, ideatore, attore e provocatore era il cantautore Herbert Pagani, allora davvero popolarissimo soprattutto grazie a canzoni come "Due palme nel blu" e "Cin cin con gli occhiali", impostosi all'attenzione del grande pubblico attraverso il "Cantagiro" di Ezio Radaelli.

Pagani, smagliante dee-jay fra i "capiscuola" del modo attuale di "far radio" fra musica e provocazioni piacevoli, lanciava il suo slogan del "Fumorarna" dagli studi di Boulevard Princesse Charlotte (e poi da quelli milanesi) di Rmc fra i programmi condotti da Gigi Salvadori (anch'egli scomparso), Ettore Andenna (oggi deputato europeo e "gran mossiere" dei Giochi senza Frontiere), Roberto Arnaldi, Luisella Berrino, Barbara Marchand, Federico l'Olandese volante...

L'annuncio di Pagani, urlato e atteso come quello di Lelio Luttazzi per l'hit parade radiofonica della Rai, era il segnale della vacanza di fine settimana. E arrivavano canzoni, scenette, informazioni all'insegna dell'intrattenimento non contaminato dal telecomando e dalla "nuova comicità" in pillole e spots.

Herbert Pagani, morto a 44 anni ieri pomeriggio in un ospedale americano per leucemia, era anche un autore sensibile: lo dimostrano canzoni come "Albergo a ore" che ha avuto molteplici versioni e interpretazioni, da Gino Paoli a Ornella Vanoni tanto per citare le più famose, a "Teorema" e "Schiavo senza catene" scritte per Marco Ferradini del quale è stato produttore negli anni migliori.

Da tempo non era più legato direttamente al mondo della canzone e della radiofonia, ma si occupava di pubblicità e comunicazione, fra Milano e Parigi: la Francia, del resto, era la sua seconda patria naturale. Tuttavia l'amore per il "vecchio elettrodomestico" radiofonico era rimasto, tant'è che in questi mesi conduceva una rubrica per un network privato. Più un piacere che un lavoro, un "marcar la presenza" di un intelligente professionista che conosceva la misura e preferiva star dietro le quinte a organizzare per non indulgere nel valzer del "Ti ricordi?" nel quale ci siamo però affettuosamente ritrovati alla notizia, improvvisa, della sua scomparsa.

Alberto Gedda