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Il Resto del Carlino

MORTO HERBERT PAGANI

Da Brel ai pennelli

Stroncato da una leucemia a 44 anni in America Popolare negli anni '60 ("Lombardia" "Albergo a ore". "Cin cin con gli occhiali"), lasciò festival e canzonette per dedicarsi a pittura e scultura. E per diventare un pacifista impegnato

PALM BEACH - L'annuncio è arrivato da "Notizie radicali". Herbert Pagani, 44 anni, cantautore e artista figurativo, è morto in un ospedale di Palm Beach negli Stati Uniti dove si era recato da una settimana per curarsi una grave forma di leucemia. Da tempo il suo nome non circolava con frequenza in Italia: se ne era andato in Francia dopo il grande successo tra gli anni '60 e '70, dove ultimamente si dedicava soltanto all'arte. Poeta, cantante (celebre la sua esibizione sanremese nel '69 con le barchette di carta in mano), attore, attivo sostenitore della necessità del dialogo e della convivenza fra Israele e il mondo arabo, si era iscritto negli anni scorsi al partito radicale. Numerosi i successi che il pubblico ricorda: dalle interpretazioni dei brani di Jacques Brel (il famoso -Lombardia,, era adattato da "Le plat pays") e Moustaki ("Albergo a ore") ai motivi più semplici ed orecchiabili ("Cin cin con gli occhiali", "Ahi, le Hawai") a quelli venati d'impegno ("L'amicizia", su musica di Alberto Anelli). Tra le sue interpretazioni anche una serie di canzoni che proponeva disegnando originali caricature con la vernice spray. Ma furono soprattutto le trasmissioni di Radio Montecarlo a portarlo oltre vent'anni fa all'apice del successo.

Nato a Tripoli da genitori ebrei italianizzati che ben presto divorziarono, Herbert Haggiag Pagani venne allevato in un collegio francese. Cominciò come disegnatore in chiave surrealista, ottenendo un discreto successo con mostre personali e disegni pubblicati sulla rivista "Planète", per rimanere infine affascinato dalla canzone francese. Quando finalmente arrivò in Italia scoprì Paoli e Tenco. Intraprese cosi quella che lui chiamava la sua "piccola battaglia della parola" volta a rivalutare "l'indispensabile veicolo della musica".

Ma Pagani fu anche attore (prese parte tra l'altro al "Marco Visconti,, televisivo) e showman completo: al Festival di Spoleto del '76 portò infatti quel "Pitture e Megalopolis" (fu poi replicato nei maggiori teatri italiani) che aveva debuttato l'anno prima al Theatre de Chaillot di Parigi. In camicia e blue jeans davanti ad un grande lenzuolo bianco su cui venivano proiettate immagini, Pagani raccontava in una sorta di romanzo sonoro di un'immaginaria "polis" capitale degli Stati Uniti d'Europa nel 1999 in cui l'aria si vendeva in bottiglia e il presidente della Repubblica faceva pubblicità in tv ad un dentifricio del quale era azionista. "Ormai è impossibile parlare di canzone contemporanea senza tenere conto del fenomeno Pagani scrisse di lui il poeta Louìs Aragon.

Da tempo aveva lasciato il mondo della canzone. "Ogni pittore dipinge lo stesso quadro in tutta la vita - diceva lo ha voluto provare che con qualunque supporto, radiofonico, discografico o grafico, si può dire la medesima cosa". A Parigi era stato invitato di recente dal primo ministro Jacques Chirac a partecipare alla mostra "Arborescence", i cui temi erano l'albero e la foresta. Le sue opere in legno (ricavate da materiali di recupero) , Parigi, Gerusalemme, Milano furono definite dai critici francesi entusiasti "Canzoni di legno".

 

   

Update: 16 agosto 2009